Successo per “Miracolo a Notre Dame” al Teatro delle Arti La Città di Salerno

È andato in scena il 3 marzo, presso il Teatro delle Arti, “Miracolo a Notre Dame”, a cura della Compagnia dell’Arte per la rassegna “C’era una volta 12”. In scena, per rappresentare la storia del Gobbo nato dalla fantasia di Victor Hugo, Fortuna Capasso, Gabriele Casale, Mauro Collina, Antonio Coppola, Gianni D’Amato, Teresa Di Florio, Emanuele Di Simone, Cristina Mazzaccaro. Anche per questo nuovo spettacolo il regista Antonello Ronga può contare sul consueto staff artistico ed organizzativo: in scena il professional Ballet di Pina Testa con le coreografie di Fortuna Capasso ed Elena Renna, i costumi di Giada D’Ambro e Francesca Canale, Scena Lab Arte che firma
anche la Scenografia, la Direzione di palco di Francesco Maria Sommaripa e la direzione organizzativa di Valentina Tortora. Luci e ed audio a cura di Gfm Service.

Perché un uomo odia, perché un mostro ama”… Grande quesito che si perde nella notte dei tempi e a cui ancora non si è riusciti a dare una risposta. Il regista Antonello Ronga ha voluto utilizzare e rileggere “la trama del gobbo di Notre Dame” per analizzare l’essere umano e il suo rapporto con l’odio e con l’amore. Questo il sottile fil rouge che unisce tutti i personaggi della messa in scena: il loro modo di reagire all’essere reietti, abbandonati, dimenticati. Soli ma armati della forza e della volontà di reagire e affrontare le avversità della vita, pronti a guardare sorgere il sole di un nuovo giorno sulle guglie svettanti di Notre Dame che, dall’alto, guarda e tace. Cuore dello spettacolo è, infatti, proprio la maestosa cattedrale – che già Hugo, nel romanzo, indicava come un essere vivente dotato di una propria coscienza – rifulgente di luce, di colori e di speranza. Il risultato è una storia dipinta con una tavolozza di colori schiariti e sgombra dalle ombre gotiche che aleggiano, invece, nel romanzo.

Quasimodo è fin da subito sensibile, assetato di contatto umano e ben disposto verso il prossimo, desideroso di dare, di ricevere e con lo spirito rivolto alla speranza. Una commovente favola capace di emozionare grandi e piccini, raccontando un “miracolo” d’amore: quello che nasce dall’unione di ciò che, solo apparentemente, era inconciliabile, lontano per forma, lingua, provenienza sociale. La grandezza del romanzo di Hugo-continua Ronga- è che ha scritto un romanzo di un’attualità incredibile. Ai nostri tempi, in cui anche la parola “genocidio” diventa una parola scomoda, esso è monito alle persone che devono cogliere affinché il tutto diventi un punto di partenza e non un punto di arrivo per vivere”.

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