Liberato Del Plato, “nozze d’oro” con l’Aikido La Città di Salerno

Mezzo secolo di Aikido. Il maestro Liberato Del Plato da Eboli, cintura nera VI dan, compie le “nozze d’oro” con la disciplina giapponese che oggi, a 80 anni, tramanda ai suoi allievi della Piana del Sele e nella palestra di Potenza.

E per festeggiare questo importante traguardo, nel fine settimana del 16 e 17 marzo, si terrà presso il PalaDirceu di Eboli uno stage con i massimi esponenti di questa arte marziale. Ospiti della manifestazione la maestra di Belgrado Jelena Vrzic, VI dan, il maestro Domenico Zucco, VII dan, e Alberto Conventi, VI dan e presidente dell’Aikikai d’Italia, l’associazione di cultura tradizionale giapponese che si occupa dello sviluppo dell’Aikido in Italia. Il mastro Del Plato ha ripercorso i suoi primi 50 anni di pratica, dai primi passi mossi a Torino, quando era caposquadra in Fiat, fino al ritorno a Eboli e all’apertura del suo dojo: l’Accademia Hirakudo.

Maestro Del Plato come è nato il suo amore per l’Aikido ?

La mia prima esperienza è stata a Torino con il maestro Guido Garbolino. All’epoca lavoravo alla Fiat e volevo praticare del Judo che avevo conosciuto sotto le armi. Mi fu proposto di iniziare con l’Aikido e all’inizio volevo abbandonare, ma un incontro casuale con il mio maestro mi convinse a continuare e da allora non ho mai mollato.

Quando ha maturato l’idea di passare al ruolo di insegnante?

Questa disciplina mi ha donato tanto e avrei voluto ripagare in qualche modo. Ho pensato che fare l’insegnante per restituire qualcosa di quanto ricevuto.

Nei suoi 50 anni di esperienza come ha visto cambiare la pratica dell’Aikido in Italia?

Purtroppo si dedica sempre meno tempo al kinorema (esercizi di respirazione ndr) che è un aspetto fondamentale dell’Aikido e si guarda sempre e solo alle tecniche. Inoltre si guarda sempre più alla competizione, cosa che è contro i principi di questa arte marziale.

E come ha visto cambiare chi pratica?

In tutti i miei allievi ho visto sempre cambiare qualcosa, in maniera più o meno profonda. Ho ricevuto anche tanto dai miei allievi. Adesso è cambiato anche la maniera in cui ci si approccia alle arti marziali: prima c’era più disciplina e costanza, maggiore determinazione al miglioramento.

Cosa ha “portato” della pratica e dell’insegnamento dell’Aikido nella sua vita quotidiana?

Il “lasciar passare” le aggressioni fisiche l’ho trasformato in lasciar passare le cose brutte che ci riserva la vita. Negli anni ho vissuto delle esperienze non positive e la pratica mi ha dato la forza di non abbattermi, riuscendo a superare difficoltà che in un primo momento mi sembrano insormontabili. L’Aikido mi ha reso determinato nell’agire.

Quali maestri hanno influenzato il suo modo di fare Aikido?

Più di tutti il maestro Tada che per primo venne dal Giappone per diffondere questa arte marziale in Italia, assieme ai maestri Hosokawa, Fujimoto e Ikeda. Tra gli italiani hanno segnato la mia pratica gli incontri con i mastri Aiello di Praiano e Pagano di Napoli.

Come pensa che l’Aikido possa contribuire al benessere fisico e mentale delle persone nel mondo moderno?

La pratica di questa disciplina, oltre all’aspetto marziale e della difesa personale, donano una maggiore tranquillità e determinazione nell’affrontare le difficoltà, cose che possono molto aiutare nel mondo frenetico in cui viviamo. Per questo consiglio a chiunque si approcci all’Aikido di praticare, praticare e ancora praticare fino a raggiungere la consapevolezza del cambiamento interiore.

Come vorrebbe veder cambiare il modo di fare Aikido in Italia?

Credo che servirebbe un “ritorno alle origini” per chi pratica questa disciplina. Sarebbe un bene focalizzarsi nuovamente sugli insegnamenti del maestro Ueshiba, il fondatore dell’Aikido, e di come questi sono stati tramandati in Italia dal maestro Tada.

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